I nostri ricordi non ci raccontano chi siamo stati, ma chi siamo diventati.
Forse ciò che differenzia un adulto da un adolescente sono anche i ricordi. Vi è un prima e un dopo i ricordi. Arriva un tempo nel quale ciò che si sente di essere include come necessità il proprio passato e come lo portiamo con noi attraverso i ricordi. La nostra vita non è solo quello che deve diventare, ma anche ciò che abbiamo toccato, sentito, provato e incontrato. L’io da adulto si estende nel futuro e nel passato.
Ci impossessiamo di noi stessi come storia, come eventi, aneddoti ed episodi che ci hanno reso chi siamo. Prendiamo il nostro passato e lo trasformiamo in linguaggio, in parole che possiamo raccontare agli altri e anche a noi stessi, di essere stati e di aver vissuto.
Senonché il nostro ricordo del passato non è un oggetto inerme, un corpo immobile che portiamo con noi, rimanendo sempre lo stesso. Il nostro passato ricordato si trasforma con noi, con il nostro trasformarci. La narrazione muta, modifica il colore di eventi e stati d’animo, esalta aspetti nuovi e trascura quelli che erano importanti in precedenti narrazioni del nostro ricordo. Così, ad esempio, i genitori nello sguardo che li ricorda a trent’anni non sono gli stessi genitori che si ricordano con lo sguardo arrivato ai quarant’anni. Il gesto, l’emozione, prendono trame diverse e diventano un passato nuovo e sotto altre luci e sfumature.
Ciò che è avvenuto assume per noi diversi e molti significati: quello che significava prima di accadere, quello che ha significato nel momento in cui è accaduto, e poi dopo ricordandolo, e dopo ancora, e forse ancora dopo potrà significare qualcosa di diverso. E ciascuno di questi significati possiede una sua inoppugnabile verità.
Il passato che ci appartiene nei ricordi sussulta e muta del presente che continuamente diventiamo e degli occhi che cambiano sensibilità. Così il passato che ricordiamo ci racconta molto più di chi siamo diventati oggi, di quanto ci racconti chi siamo stati ieri. I nostri ricordi ci legano al passato e al bisogno che abbiamo di venire da lontano e avere radici, ma sono al servizio del nostro presente, di chi siamo oggi e del bisogno di avere oggi un tempo di cui sentirci felici.
Per questo è un ottimo balsamo aver cura dei nostri ricordi, non per cercare quanto siano veri, ma per saper ritrovare nel nostro passato, rinnovata e mutata, quell’esistenza che abbiamo raggiunto oggi, di cui poter sentire che le appartiene un passato che ci rende amorevole il presente della nostra identità.
Freud: “Siamo sempre in tempo per avere un passato felice”.