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GianMaria Zapelli elsewhere

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Il bello del niente

Il bello del niente

Nello smarrimento vi è, anche, un legame con il niente. Il niente richiede del coraggio. Non aver niente da dire, non aver niente da dare, non aver niente da cercare e anche, in particolare, non aver niente da perdere.

Il cuore è un contenitore. Un contenitore dalla capienza limitata. Vi è chi ha spazi per contenere moltissimo, perché ne ha capacità, motivazioni e risorse. E chi, invece, ha ampiezze più ridotte.

Il cuore è un recipiente che impegniamo nel tenere dentro di noi emozioni, timori, promesse, attenzioni, progetti, sogni. Una dispensa che riempiamo per nutrirci e vivere. Ci leghiamo alle persone e prendiamo in noi attese, sogni, occupazioni, sforzi e gioie. Lavoriamo ed è pure spazio che si riempie di doveri, attenzioni, ascolto e altro ancora. Poi decidiamo di avere anche hobby, passioni e interessi, ed ancora dell’altro ci occupa.

Ma tutto non entra. Forse la felicità, e certo il ben-essere, derivano dall’equilibrio di pieno e vuoto che abbiamo con il nostro cuore. Chi ha bisogno di averlo sempre pieno e colmo sino all’orlo, di impegni, appuntamenti, attività, sforzi e relazioni. Chi ha un bisogno costante di rinnovarne velocemente il suo contenuto, abbandonando interessi, legami e mete, per trovare del nuovo da mettervi dentro. E chi invece, una volta che è pieno, non vi fa entrare null’altro, stabilizzando abitudini e routine.

Vi è pure chi ha bisogno di sentirlo un po’ vuoto, chi soffre ad averlo traboccante sino all’orlo, sentendosene soffocato.

Non è affatto facile governare cosa riporre nel proprio cuore. Il lavoro, con la sua imperiosa invadenza si impadronisce di pensieri, scadenze, preoccupazioni, attenzioni e attività. Così il nostro cuore si ritrova traboccante di cose che non vogliamo, ma che non abbiamo la forza o il coraggio di tenere fuori. Questa condizione a volte immalinconisce, perché costringe a lasciare all’esterno cose alle quali vorremmo dedicare del tempo e per le quali non abbiamo spazio. Oppure perché conserviamo nel cuore legami, esperienze o sentimenti da cui dovremmo liberarci.

Così, a volte, abbiamo un cuore zeppo di cose, molte delle quali non sono quelle che preferiremmo portare in noi, mentre altre, che desideriamo, o potremmo desiderare, rimangono fuori.

Forse sarebbe benefico anche incontrare un po’ di più il niente. Che non è solo vuoto, ma ancor di meno. E’ svuotamento, liberazione dal bisogno di avere idee, convinzioni, gesti e identità da tenere dentro e impegno ad utilizzare. Imparare il niente ci restituisce la decisione di cosa avere nel cuore.

 

 

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